JACK LONDON, IL MORBO ROSSO & IL TEATRO ETERNO DELLA VITA

«Nell’eternità che supera la nostra comprensione l’evoluzione di quel satellite solare che chiamiamo «Terra» non occupa che una frazione temporale minima, dove l’uomo a sua volta occupa un piccolissimo spazio. L’intero flusso umano, dal primo uomo scimmia all’ultimo profugo che oggi approda sulle nostre spiagge non è che un’illusione, un bagliore di luce, un fremito di movimento sull’infinita superficie della notte stellata. Non c’è nulla di terribile in ciò. In punto di morte, anche noi potremo dire: «Guardate! Io ho vissuto! E quell’unica goccia di vita, il solo assaggio dell’essere, è stato buono! E forse la nostra impresa più grande sarà quella di avere sognato l’immortalità, anche se avremo comunque fallito, cercando di ottenerla.»

Così disse il professor Smith, tra i pochi sopravvissuti al “morbo rosso” – virus letale e rapidissimo nel suo devastante cammino – che nel 2013 colpisce il mondo. Lo racconta il capolavoro di Jack London del 1913

 La peste scarlatta/The scarlet plague, trasformato in una grande innovazione teatrale corale, per la regia di Massimo Navone e la produzione originale di Teatro MaMiMo di Reggio Emilia, dedicato al visionario autore californiano (Ballata di uomini e cani di Marco Paolini è più un teatro di narrazione, per quanto di altissimo valore espressivo e significato). Avevo potuto vedere due anni fa a Reggio Emilia il debutto dello spettacolo intitolato Come il cane sono anch’io un animale socievole, citazione tratta da uno dei picchi emozionali e intellettuali di tutta l’opera che la scrittura di Navone, Emanuele Aldrovandi, Luca Cattani, Cecilia Di Donato, Marco Maccieri, Marco Merzi, Angela Ruozzi ha trasformato in una narrazione contemporanea, attualissima in quest’epoca dove il “morbo nero” continua a diffondersi nelle menti della popolazione accecata dall’egoismo e dalla paura atavica; poi c’era stata la settimana triestina, al Teatro Miela, per celebrare il centenario della scomparsa di London e ancora, questo splendido gioiello teatrale mi aveva scioccato, sorpreso, messo a disagio – perchè questa è la sua vera e sottesa intenzione. Infine c’è stata la riscrittura, la definizione, l’aggiunta di qualche estratto dal racconto saggistico Il flusso umano, una capacità incredibile di captare, percepire, degli attori e del regista di restituire sul palco l’angoscia raccolta nella contemporaneità e nello stesso tempo farcela provare, farci sentire fuori luogo, eppure protetti nella navicella spaziale che ancora oggi una sala con un palco rappresenta, ultimo rifugio della ragione e del sentire. Senza dimenticare l’aggiunta di un brano scritto da Francesco Garolfi per il nostro Il Richiamo di Zanna Bianca (performance che ha debutatto nel 2014), tratto dalle mie traduzioni dei due super classici del grande nord londoniano, dove tanti temi si riallacciano proprio alla fantastoria della Peste Scarlatta.

Ieri sera al Teatro Filodrammatici di Milano e fino a domenica 11 marzo, potrete anche voi fare questo viaggio interstellare e partecipare – perché questo sì è teatro interattivo e coinvolgente. anche urticante – se avrete il coraggio di dire a voi stessi qualcosa di vero a proposito di voi stessi, come capitato alle oltre cento persone accorse a Milano, subito dopo una delle svolte più incerte e drammatiche della storia repubblicana italiana. Fatevi del bene, andate a vivere anche voi, perché tutti, come il cane, siamo animali socievoli.