ALTDSChronicles. BRIAN ENO. LO SCIAMANO CHE SUONA L'ENERGIA

ATTRAVERSO LE TERRE DEL SUONO

(Edizioni Undeground?, 2019)

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Thinking of a world and the light of the sun
And all the many lives that were ever begun

(...) Brian Eno evoca, ma lo fa lasciandoci, dopo il rituale, qualcosa con il quale camminare accanto al fiume che scorre, dopo averci indicato una sorgente possibile; per questo la sua musica, parole sue: «deve essere capace di adattarsi a vari livelli di attenzione d’ascolto, senza legittimarne uno in particolare: deve poter essere tanto interessante quanto trascurabile». Così mi spiego l’effetto sciamanico dei suoi suoni quando ho deciso di usarli come Essenza, inalandoli dal cuore per inviarli alla mente creativa. Trascorrendo lunghe ore con la sua musica durante la scrittura, in territori particolari come l’Artico norvegese del Nordland, ho visto il mago che rispettava l’energia, maneggiandola, come in un ipotetico studio di registrazione (il territorio fisico dei viaggi), dove utilizzare musicisti in grado di eseguire le emozioni per descrivere i luoghi più lontani dell’anima e della mente: «voglio che la musica sia una condizione ambientale il più possibile continua, proprio come la pittura».
Forse sono questi i quadri che ho visto attraversando la terra a piedi. (...)

(Tratto dal capitolo 14 di ATTRAVERSO LE TERRE DEL SUONO, "Lo sciamano che suona l'energia")


ALTDSChronicles. CON SPRINGSTEEN IN VIA DEL TUONO

Un capitolo in anteprima da Attraverso Le Terre Del Suono.

All'origine della rivolta in Via del Tuono: leggilo tutto QUI

 


ALTDSChronicles. U2: A Sort Of Homecoming

Provo a spiegare perché ho inserito in Attraverso Le Terre Del Suono (Edizioni Underground?)  un testo dedicato agli U2. Prima leggete la "premessa":

Nell'estate del 1984 partimmo in sei (tre coppie di giovani amanti) su un furgoncino per lavori edilizi concesso gentilmente dal papà della mia amica Elisabetta Orizio. Partenza, Milano, destinazione Dublino (e oltre), Irlanda. Velocità massima consentita dalle condizioni del mezzo, 60 kmh (ma mentre gli altri dormivano, io sperimentavo con l'acceleratore). Andavamo in viaggio, ma quella spedizione era per me, soprattutto, andare a incontrare (possibilmente) gli U2. Ma fu anche l'inizio di sei intensi anni di frequentazione dell'isola verde, di incontri con favolosi musicisti, alcuni dei quali ancora amici oggi (come gli Hothouse Flowers), dei quali avrei scritto sulle riviste rock italiane. Stava per nascere l'U2 Fan Club, poi U2 World Service, italiano. Gli U2 però erano impegnati nelle ultime fasi di lavoro sul loro album che più ha segnato la mia vita: The Unforgettable Fire. Perfetto. Volevo chiamare FIRE la rivista che poi avrebbe costituito la spina dorsale profonda dei miei primi otto anni nell'ambiente dell'editoria musicale e del giornalismo. Fu così che avvenne la scoperta: nell'ottobre 1984 sarebbe uscito il quarto album di studio del quartetto. Lo avevano registrato allo Slane Castle in Irlanda, alla produzione Brian Eno e Daniel Lanois: uno strappo clamoroso rispetto ai primi tre album rock affidati a Steve Lillywhite, dal sound frontale e aggressivo. Rientrato in Italia, mi ripresentai alla Dischi Ricordi da due persone che hanno per me significato l'ingresso dalla porta principale nel mondo della discografia: Franco Dedevitiis e Laura Buttarelli. Furono loro a consentirmi di ascoltare The Unforgettable Fire su una cassetta pre release. Non c'era tempo da perdere: convinto per sfinimento Riccardo Bertoncelli a realizzare un libro con i testi commentati dagli U2 e le traduzioni della band per la famosissima collana Musiqa di Arcana Editrice. Ma c'era un particolare: i testi nelle "parts" dell'album che arrivarono a Milano per andare in stampa, non c'erano. Ovvio. Bono notoriamente improvvisava davanti al microfono, oppure cambiava, anche molto, parole e senso alle canzoni. Beh, c'era sempre il publishing no? La Blue Mountain Music, collegata alla loro casa discogrica, la Island Records di Chris Blackwell, aveva come editore italiano ancora la Ricordi, sezione editoriale. Arrivarono i testi ma... c'era un problema. Molti non corrispondevano a quello che si ascoltava. Iniziò un paziente lavoro di trascrizione e verifica: il libro era pronto per andare in stampa già a dicembre 1984 e se così fosse accaduto, sarebbe diventato il primo solitario volume dedicato agli U2, al mondo, mentre uscendo nel gennaio 1985 fu un ex aequo con Stories For Boys. Il lavoro si concluse durante la vacanze di Natale, mentre lavoravo, per quel periodo, al negozio di Dischi nel mezzanino della MM1, stazione Cordusio. Dopo essere partito alle 7 da casa, rientrando spesso alle 22, prima di dormire dedicavo qualche ora alle ultime traduzioni, ricerche di dichiarazioni, correzioni, testi di lati B e altro. In gennaio il libro andò in distribuzione, gli U2 sarebbero arrivati per due concerti, Milano e Bologna, di lì a poche settimane. Nei tre anni seguenti, le due edizioni del libro ebbero un successo veramente grandioso. Era tempo dei primi concerti italiani, ovvero, anche, dei miei primi incontri di persona con il manager, Paul McGuinness e con la band. Anche questa è un'altra storia che forse un giorno racconterò per bene (sui numeri di FIRE di quegli anni, trovate tutto). In trentacinque anni di incredibili avventure musicali non ho conservato molti oggetti di memorabilia, autoscatti con gli artisti, autografi: ma il backstage pass di quel tour, beh, quello sì. Per forza. Perché anche adesso, mentre scrivo, mi rivedo lì seduto nell'ufficio di Franco ad ascoltare The Unforgettable Fire, dal quale mi trafisse subito quella frase di A Sort Of Homecoming, come per dirmi: Davide, si, è davvero così, ora vai, che c'è un fuoco indimenticabile a guidarti.

And your earth moves beneath/ your own dream landscape

E la tua terra si sposta aldilà/ del tuo sogno di territorio

 

Nel 2009 la nuova Arcana Editrice mi chiese di scrivere una introduzione all'ottimo lavoro fatto da Andrea Morandi (testi commentati, titolo U2. In The Name Of Love). Accadde in concomitanza all'uscita di un album, l'ultimo che ho davvero amato, No Line On The Horizon. Guarda caso, con Eno e Lanois alla produzione (nel mio libro, Lanois parla anche degli U2 nella mia intervista). Perché c'è sempre un oltre, nel nostro viaggio, nel viaggio con la musica. Buona lettura. E se volete già venire per tutto il viaggio Attraverso Le Terre Del Suono, fatelo ora & QUI.

(estratto da Là fuori a cercare esperienza, in Attraverso Le Terre Del Suono, pag 149)

«Ma torniamo al nostro magico misterioso viaggio da e verso il fuoco indimenticabile. Gli U2 di quei primi anni ottanta, per lasciar parlare la scintilla primordiale, si erano letteralmente chiusi in un castello (lo Slane Castle in Irlanda) per riscoprire la fiamma: è difficile comprendere adesso l’impatto emotivo provocato da The Unforgettable Fire. Gli U2 decidevano di lasciarsi alle spalle quella spruzzata di punk che accompagnava sempre i piatti del loro menu musicale per raccogliere intuizioni importanti di gruppi come Echo & The Bunnymen. Ora andavano a vedere cosa c’era sotto quel fitto bosco di suoni ed emozioni cupe, sapendo bene che con Indian Summer Sky  la luce si sarebbe vista perché nella foresta c’è una radura/ io corro lì verso la luce/ Cielo/ è cielo blu. La scoperta di questa radura fuori dalla foresta fu sensazionale. Mentre impazzavano pop band superficiali e nazional popolari, gli U2 si preparavano a creare una nuova forma di canzone di massa che avrebbe trovato il suo apice con The Joshua Tree tre anni dopo. Allora recinti non ce n’erano: l’infinito era il posto giusto da dove partire. È fondamentale non sottostimare oggi, alla luce della clonazione continua di stili musicali e vocali a cui assistiamo quotidianamente, ciò che significava fare musica. Essere in cerca di libertà, bellezza, espressione di contenuti raccolti tra i propri coetanei. Era la nostra generazione, post sessantottina, post punk, pre MTV.
Alcuni anni dopo, il posto degli U2 sarebbe diventato quello dove le strade non hanno nome».

 

 


ALTDSChronicles. ROBERT WYATT

PICCOLO GRANDE ROBIN HOOD

(dal capitolo 15 di Attraverso Le Terre Del Suono)

"(...) Agosto 2005. A sorpresa ricevo una busta che contiene una copia in anteprima di un album molto atteso, in questi ultimi trent’anni, da migliaia di persone in tutto il mondo. L’unico concerto che Wyatt ha suonato dopo l’incidente, nel 1974, a Londra. “Robert ciao sono Davide”… “hello Davide from Italy”, risponde come sempre allegro, sorpreso, contento. Solare. Ho ascoltato questo mitologico concerto e davvero sono rimasto senza parole. Tutte le cose belle di quegli anni, il senso di forza e unità e visione che i musicisti spesso sapevano trasmettere nei dischi e nei concerti, ogni meravigliosa idea di sperimentare con gioia e serietà, con scanzonata ironia ma grande rispetto per l’arte – è tutto qui. Non manca nulla. Visto il legame che nel corso di questi oltre dieci anni si è creato, mi sembra giusto dire a Robert che sono felice di aver ascoltato queste registrazioni. “Mi hai davvero illuminato questa giornata”, dice lui con la solita disarmante e genuina semplicità. “E ora che siamo solo amici so che non lo dici perché devi promuovere l’album, ah ah ah (...)”.

Robert è una delle persone, e degli artisti, che mi ha aperto senza remore le porte sulle infinite possibilità della musica attraverso le terre del suono: il titolo del mio libro è una frase perfetta per quello che lui ci ha donato nell'ultimo mezzo secolo, dai Soft Machine ai suoi tanti, meravigliosi, album. Il destino ha voluto che lavorassimo insieme e addirittura che lui collaborasse con Cristina Donà in uno dei suoi capolavori, Goccia. Nel mio libro, si racconta anche di come nacque quella collaborazione, per l'album Nido prodotto da Manuel Agnelli, che ebbe l'idea di sentire Robert. Fin dal 1997 Wyatt si era espresso chiaramente nei confronti della Donà, arrivando ad invitarla all'edizione da lui curata del festival londinese Meltdown, nel 2001. Nel 2016, Cristina fu sul palco della Kent University di Canterbury con il progetto ideato da Annie Whitehead, Soupsongs. Fu un pomeriggio leggendario del quale potete godere del filmato ufficiale. Gavin Esler In Conversation with Robert Wyatt. Ciao, Robert da Inghilterra, sei sempre nei nostri cuori.

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=ewiNCvQ4Tvg


ATTRAVERSO LE TERRE DEL SUONO. CI SIAMO

Dopo ventidue anni, il momento è arrivato.

Basta andare su questa pagina.

Grazie a un'idea di Edizioni Underground?, da questa sera sarà possibile acquistare Attraverso Le Terre Del Suono in pre-order, ricevendo (per i primi 80 acquirenti) un magnifico cd in omaggio, l'album 1968. Odissea Nel Rock, di Francesco Garolfi. Il libro, per chi acquista direttamente dalla casa editrice, verrà spedito subito. Senza attendere la data d'uscita del 22 novembre 2019. La presentazione ufficiale sarà domenica 24 novembre 2019 a MILANO. Dove? Andate su questa pagina, lo scoprirete, insieme al nome e della persona, che presenterà con me questo libro.

Se tutte le persone del mondo dicessero insieme
Siamo tutti neri e bianchi, siamo tutti notte e giorno
Se ogni essere umano riuscisse a cantare con tutti gli altri
Come suonerebbe, cosa si proverebbe
Tutti ne sentiremmo il beneficio.

(Feel The Benefit)

 


ABBEY ROAD DECOLLA PER L'ETERNITA'

QUI ABBEY ROAD. DECOLLIAMO PER L'ETERNITA'

Il mio intervento che spiega perché, l'edizione in uscita tra due giorni di Abbey Road, capolavoro finale dei Beatles, può aiutare a ridare una prospettiva a un'opera immortale. Abbandonatevi all’ascolto, spegnete il mondo: «Che i sogni dorati/ ti riempiano gli occhi/saranno sorrisi ad attenderti quando ti sveglierai».

BUONA LETTURA

Questo, con altri diciannove scritti, fa parte dell'imminente libro Attraverso Le Terre Del Suono in uscita il 22 novembre 2019 (INFO).

 


IL RACCONTO DI SIAPOE

(c) ATTRAVERSO LE TERRE DEL SUONO.

"Mi chiamo SiaPoe e nei secoli dopo la stirpe di Caino compii il mio viaggio nelle terre scabrose. Ero soltanto un’anima allora, un’anima che non capiva perché la nostalgia di ricordi che non poteva avere pulsava come sangue, non appena vedevo la donna accudire la terra e i suoi frutti. Non ero mai nata e non potevo sapere di essere predestinata: per continuare a non nascere avrei dovuto cambiare forma in eterno. Avrei dovuto ascoltare il suono che avevo portato dentro di me per mille e mille anni e poi condurlo, invisibile, nelle anime della Donna. Come per quei ricordi dei quali non potevo avere nostalgia, così cominciai a sentire la melodia della canzone che non sapevo, il canto che mi riconobbe e che mi chiamò al luogo delle Donne da Vivere e da Cantare. Il luogo era stato una visione lontana e avevo imparato a immaginare un orizzonte sempre pronto a muoversi. Per vedere quell’orizzonte avevo dovuto lasciarmi portare da parole che fluttuavano invisibili e inudibili, trattenere negli occhi - fatti di cielo e terra - ogni immagine, imparare a scaldarmi di ogni scintilla. Stavo veleggiando nelle pieghe di un’aurora quando tutte le canzoni mai udite prima cominciarono ad essermi familiari; per la prima volta sentii le parole scorrere in me. Per la prima volta mi era permesso osservare tutta la strada delle altre vite srotolarsi sino al villaggio invisibile e inudibile dove era stabilito che avrei incontrato lo spirito-anima del mondo, la femmina Musica, l’anima Musa della nuova rivoluzione per la quale ero predestinata ad essere qui e ora, nel luogo della Donna. Qui e ora, non ho forma e non ho tempo, perché vedo ogni vita esprimersi in dimore diverse, corpi nomadi, trasfusione di anime senza fine.

Fu un mistero, ma accadde una sera al tramonto. Sotto di me vidi apparire ogni stagione conosciuta: c’erano donne che cantavano, che parlavano, donne che davano vita e davano morte, donne d’amore e donne di solitudine. Sorgevano dalla luce tremula e fresca che si muoveva risucchiata al centro del villaggio – e donavano. Ero curiosa e mi sciolsi nel cielo, abbandonai il mio destriero sicuro, entrai nel vento che soffiava per le strade. Il vento portava, come se fosse una regina, la voce primordiale, il respiro della Musica, l’aria del villaggio del suono. Stavo ascoltando, intenta, pronta a dare le mie parole alla mano invisibile tesa nel buio, quando sentii lo spazio aprirsi sotto di me e calai nel piccolo corpo di una giovane donna. Ora la voce era forte. Ero nuovamente primordiale."

Attraverso Le Terre Del Suono (dal capitolo Il racconto di SiaPoe)
Autunno 2019, Edizioni Underground?

La foto di questo post è (c) Guido Harari, 1997