NON UCCIDERE (OSCURITA’)

NON UCCIDERE (OSCURITA’)

Poiché esseri umani noi non siamo ancora, siamo soltanto sulla strada che porta all’umanità. (Herman Hesse, “Non Uccidere”, 1919)

Giorni addietro, partendo verso la Norvegia, ho afferrato un libro letto nel 1988 e che mi ha chiamato. Non Uccidere (leggetelo, please) dell’amato Herman Hesse, scrittore e intellettuale che tanto segnò la mia adolescenza e la mia giovinezza. Mancavano pochi giorni alla “sentenza” delle urne europee: 27 nazioni, circa 373 milioni di adulti aventi diritto al voto. Tra giovedì e ieri, solo la metà si è recata alle urne. Conosco la risposta di chi non vota più. Conosco la delusione: ho quasi sessantuno anni, qualcosa, di delusioni terrene, penso di saperne – da italiano poi, ne so davvero tanto. Così ieri sera abbiamo, io e Cri, ascoltato alcune analisi sugli exit poll, alcune sicuramente acute e intelligenti. Ma tutte mancano sempre di una cosa che manca dalla Politica, perché manca nella società: l’umanità, la ricerca profonda di una consapevolezza, della comprensione di chi siamo e del difficile cammino che si deve affrontare per convivere ed evitare scelte che assomigliano molto all’isteria. Dettate dalla paura, figlia prediletta dell’ignoranza e dunque dell’assenza di un lavoro sulla consapevolezza interiore di chi ognuno di noi E’. Insomma, del nostro Essere. Va beh, ma che c’entra Herman Hesse? C’entra. Nulla viene per caso, tanto meno questo ritrovarci sul sentiero col suo pensiero espresso da prima della Grande Guerra alla fine della sua vita sulla difficoltà di vivere, ma sul grande valore che ha ogni piccola conquista individuale quando essa tende a un bene collettivo. Così ascoltiamo analisi “razionali” che a mio avviso “razionali” non sono: per esempio, a causa della delusione, molti reagiscono votando neonazisti e fascisti. Ma questa sarebbe una causa razionale? Trovatemi un nesso di causa – effetto, perché io non lo vedo. Delusione? Allora non voto: “nessuno mi rappresenta!”, dicono i puri e duri. E invece, puri e duri, adesso sarete rappresentati, subirete le leggi e le discriminazioni esattamente di quelli che “nessuno mi rappresenta”. Attenzione: non avevo il benché minimo dubbio circa questo vento del destino che ha investito l’Europa. L’assenza di umanità e di consapevolezza è la stessa che il 6 giugno, D-Day (Darkness Day, direi io), ha fatto sì che non venisse chiamato neanche un “semplice” cittadino russo in Normandia a ricordare anche la sua, di Storia: tra il 1939 e il 1945, ben 27 milioni di russi tra civili e soldati, morirono, per liberarci dal nazifascismo che oggi le urne invece celebrano come scelta per governare l’Europa. Quell’Europa tanto criticata che certamente ha la responsabilità di mancare di umanesimo e lavoro profondo, spirituale direi (non religioso, spirituale), capace di promuovere lo spirito umano inserito nel grande ecosistema che ci accoglie e ci nutre. La battaglia di Stalingrado durò otto mesi (!) tra il luglio 1942 e il febbraio 1943. Due inverni russi di tragedie e di morte, di “darkness”, di cuore di tenebra. Oltre un milione tra morti, dispersi, prigionieri. Tutto questo per fermare l’avanzata di Hitler, che avrebbe portato il mondo verso la svastica millenaria dei suoi deliri nazifascisti. Cosa c’entra, direte ancora, tutto questo con Herman Hesse e il voto alle elezioni europee? Beh, immaginatevi che 27 milioni dei circa 187 milioni che han votato ieri fossero morti per difendere una flebile idea di democrazia e di costruzione della pace. Mentre le “nazioni” non fanno altro che parlare e agire per la guerra, abbiamo tre quarti di europei totalmente contrari alla guerra. Abbiamo un solo leader politico che parla di Pace: si chiama Bergoglio, aka Papa Francesco.

Ecco perché, se avete letto fin qui, non ho voglia di scagliarmi contro nessuno: solo condividere la delusione verso l’arretramento angosciante del lavoro verso una umanità che sia definibile come tale, esseri umani che abbiano voglia di rimboccarsi mente e spiriti per costruire e non per distruggere, un lavoro profondo di consapevolezza che aiuti a comprendere come l’isteria, dal 1914 a oggi, non ha mai portato a nulla di buono. Per chi ama i numeri, chiedetelo a quei 40 milioni di europei, nostre madri e nostri padri, nostre nonne e nostri nonni, che vagavano angosciati dopo il maggio 1945 per tutta Europa alla ricerca di una “casa” che tale si potesse chiamare. Ci fu un sogno, lo chiamarono Europa. Ecco, in questo momento io non ho la minima intenzione di smettere di sognare tutto questo. Lo devo a tutti quei milioni di morti che ho citato sopra. Lo devo a mio figlio e ai suoi coetanei: quando avevo quindici anni, non vedevo l’ora di viaggiare “in Europa” a conoscere tutti gli altri ragazzi come me. Qualcosa mi diceva che avevamo tanto da raccontarci, allora, a pochi decenni dalla fine del nazifascismo. Non sapendo che sotto sotto, covava ancora The Darkness, l’Oscurità che sta calando. Ma come cantava Bob Dylan, “It’s Not Dark Yet”. Guardiamoci intorno, non troppo lontano: camminiamo insieme verso la luce della Pace in Terra.

Pochi riconoscono il proprio destino. Pochi vivono la loro vita. Imparate a vivere la vostra vita. Imparate a riconoscere il vostro destino.

(Herman Hesse, “Il Ritorno di Zarathustra”, 1919)

Vi voglio bene

Dav